La O di Otranto

La targhetta sul grembiule dell'infermiera dice Cindy Chen, poco più in basso le sue dita incartapecorite pigiano i tasti con la stessa lentezza che i suoi avi hanno dedicato alla costruzione della Grande Muraglia. Non posso fare a meno di fissare il suo orologio, uno di quei casio con la calcolatrice che andavano molti anni fa. Non mi spiego come possa averlo conservato così perfettamente. E' incredibile, sembra nuovo, sto per chiederle se per Casio..
A quanto pare ho un'infezione e a quanto pare potrò vedere un dottore senza ipotecare la casa o rimanere a torcermi sbavando ai bordi del marciapiede. Fin qui tutto bene.
La vecchia mi prende le generalità, la pressione e mi caccia in bocca una specie di termometro elettrico volevo dire elettronico. Tutte le altre infermiere a parte la mia sono delle moOngoOlfiere. Fluttuano nei corridoi ridendo con quei grembiuli turchese che si vedono nei telefilm. Il clima è disteso, non c'è quell'odore opprimente di disinfettante e un po' mi sento protetto da questo ammasso generoso di culoni e mammellone.
Adesso mi han parcheggiato in questo studiolo. Sono in attesa del Dott. Steinberg. Il nome l'ho letto sul diploma che è appeso alla parete. Me lo figuro come uno anziano e sbrigativo e invece Steven Steinberg è un giovanotto decisamente spigliato col ginsetto e lo stetoscopio al collo. Ora che lo riguardo sembra Jamiroquai col baffo e una decina di anni in più, ma senza tutti quei balletti irritanti. Il dottore devo dire è decisamente uno di quelli sciolti, uno che ci sa fare e se non fossi con le brache calate con lui che mi esamina il johnson, direi pure che è un gran pezzo di fico. Parliamo di un sacco di roba, lui mi spiega cosa sono gli staffilococchi ma poi si fa prendere la mano e comincia a smanettare sul computer per farmi vedere delle immagini. Mi prescrive una dose lethale di antibiotici e mi dice di tornare per il follow up. Cinque minuti più tardi sono in coda, nella farmacia interna all'ospedale. L'operazione risulta un po' macchinosa. Mentre aspetto il mio numero guardo Oprah Winfrey oramai deforme alla tv mentre intervista una tiza che ha scritto un libro Eat, pray, love. Poi danno la Ruota della Fortuna, dove il campione si aggiudica un viaggio alle Cinque Terre e mentre la cicciona accanto a me le indovina tutte infilando una definizione dopo l-altra, penso che questa volta mi è andata davvero davvero bene.