Che te lo dico a fare.
Punto primo. La Venue questa volta e’ l’elegantissimo Irving Plaza, dove l’eroe di noi tutti (nella foto poco) piu di un anno fa tenne un’ altra unica epica apparizione con Rahzel il Jimi Hendrix del beatbox.
Punto secondo. A sopresa e non annunciati salgono sul palco i Dalek, accompagnati alla chitarra da Mike Gallagher degli Isis. L’impatto e’masculo e potente e old school, beats come schiaffoni e feedback noise come lame nelle orecchie, asciugamano in mano e cafonaggine quanto basta.
Punto tre. Dopo averci fatto attendere quei dieci minuti di troppo salgono sul palco il generale con i suoi due esecutori.
A sinistra Rob Swift a destra Total Eclipse, nome quanto mai azzeccato vista la stazza bovina del turntablist
Lui e’ li’, nel mezzo, maglietta dei Giants, cappello di lana e baffo sparviero a dirigire a tenere in mano la situazione, sempre diviso in quattro, tra microfoni, effetti, laptop, mixer e voce. Nessuno si aspetta quello che sta per succedere, i due niggaz da dietro le ruote d’acciaio macinano beats, sgrillettano il fader, spossano la puntina guardandolo di volta in volta fiduciosi in attesa un cenno.
Poi il cenno arriva, Patton inarca la schiena e la prospettiva si rovescia bruscamente. Davanti abbiamo praticamente i Fantomas, coi giradischi al posto delle chitarre. Una lezione di alta scuola di Djing e di turntablism, mischiata ai deliri di Patton, in forma smagliante e motivatissimo.
Quando verso la fine il pubblico accenna una calorosa happy birthday per Rob Swift, il vecchio Mike, da despota quel’e’ si inalbera e ferma tutto. – “We need a scratchy-birthday version!”. Da li parte in un delirio a cappella, una roba che ti fa capire quanto lui sia di gran lunga sopra il livello, come cantante solo come cantante per una volta.
Punto secondo. A sopresa e non annunciati salgono sul palco i Dalek, accompagnati alla chitarra da Mike Gallagher degli Isis. L’impatto e’masculo e potente e old school, beats come schiaffoni e feedback noise come lame nelle orecchie, asciugamano in mano e cafonaggine quanto basta.
Punto tre. Dopo averci fatto attendere quei dieci minuti di troppo salgono sul palco il generale con i suoi due esecutori.
A sinistra Rob Swift a destra Total Eclipse, nome quanto mai azzeccato vista la stazza bovina del turntablist
Lui e’ li’, nel mezzo, maglietta dei Giants, cappello di lana e baffo sparviero a dirigire a tenere in mano la situazione, sempre diviso in quattro, tra microfoni, effetti, laptop, mixer e voce. Nessuno si aspetta quello che sta per succedere, i due niggaz da dietro le ruote d’acciaio macinano beats, sgrillettano il fader, spossano la puntina guardandolo di volta in volta fiduciosi in attesa un cenno.
Poi il cenno arriva, Patton inarca la schiena e la prospettiva si rovescia bruscamente. Davanti abbiamo praticamente i Fantomas, coi giradischi al posto delle chitarre. Una lezione di alta scuola di Djing e di turntablism, mischiata ai deliri di Patton, in forma smagliante e motivatissimo.
Quando verso la fine il pubblico accenna una calorosa happy birthday per Rob Swift, il vecchio Mike, da despota quel’e’ si inalbera e ferma tutto. – “We need a scratchy-birthday version!”. Da li parte in un delirio a cappella, una roba che ti fa capire quanto lui sia di gran lunga sopra il livello, come cantante solo come cantante per una volta.
1 Comments:
il generale Patton fa parte di una casta di semidei, quelli che quando fanno ciò che sanno fare non ce n'è per nessuno. Come Roberto Baggio nel calcio, come Valentino Rossi nella moto, come Berlusconi nelle stronzate.
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