So cosa hai fatto ieri sera.
Com’è, come non è, è bastata una settimana a ricordarci quanto le nostre vite siano sotto stretto controllo. Da questa parte dell’oceano si scopre che il governo americano, che dal patriot act in poi sembra averci preso la mano, ha controllato le conversazioni di oltre dieci milioni di persone "sospette" con il benestare di 4 compagnie telefoniche su 5. Di là prima Storace, poi Unipol, Fiorani ed ora Moggi, gli arbitri e i dirigenti. Tutti intercettati, tutti traditi dalla proprie imbarazzanti dichiarazioni.
Bom. Quindi tutti schedati, tutti con un numero, un microchip tutti con un fascicolo munito di fototessera e impronte come in Orwell, Dick, Huxley?
Sono certo che tutte le mail, tutte le conversazioni in messenger, tutte le password ed un buon numero di telefonate, si trovino da qualche parte, a disposizione di chi voglia ficcare il naso nella nostra vita, magari per risalire a qualcun altro, per conoscere i nostri consumi o, perché no, metterci con il culo per terra. Per una volta vorrei però tentare di staccare gli occhi dalle solite teorie di cospirazione. Il fatto è che mentre da una parte la tecnologia ed i suoi sviluppi permettono di accumulare incredibili moli di materiale, dall’altra risulta sempre più complicato maneggiare, scremare ed analizzare tutti questi dati. Cioè per controllare tutti quanti è necessario il lavoro di tutti quanti, una specie di tutti contro tutti. Di contro stiamo assistendo ad una diffusione tecnologica mai vista nella storia: una rivoluzione o l’inizio del declino e del controllo totale?
Esempio.
Tsunami.Gennaio 2005.tutte le testimonianze, i filmati e le immagini che hanno documentato la tragedia, non sono il prodotto del lavoro di qualche corrispondente, ma provengono esclusivamente dai soggetti direttamente coinvolti, dai turisti che con le loro videocamere e con le loro macchine fotografiche digitali hanno immortalato l’evento, diventando inconsapevoli reporter di una terribile catastrofe. Per i veri giornalisti non c’è stato semplicemente il tempo di arrivare.
E se ci trovassimo, grazie a quest'ondata anomala di fanatici della tecnocrazia, molto, molto vicino ad una condizione di controllo reciproco? Ovvero, -so che cosa hai ordinato ieri sera a cena, so che siti frequenti, so anche quanti soldi hai in banca, so chi hai chiamato ubriaco alle 4 del mattino ma anche tu con pochi click saresti in grado di conoscere le stesse cose di me?
Fantastico!
Ad un certo punto cazzo me ne frega! Dal momento che non è possibile essere tutti liberi beh allora che tutti indiscriminatamente siano messi in condizione di controllare e di essere controllati. Se chiunque (e non solo pochi burocrati) avesse la possibilità di accedere ad informazioni molto riservate sul prossimo, verrebbe a crearsi una situazione di immobilità tipo guerra fredda, tutti hanno la bomba ma nessuno osa fare la prima mossa
Prospettiva interessante, quanto inquietante.
Io (per ora)non ho nulla da nascondere,
e tu?
Bom. Quindi tutti schedati, tutti con un numero, un microchip tutti con un fascicolo munito di fototessera e impronte come in Orwell, Dick, Huxley?
Sono certo che tutte le mail, tutte le conversazioni in messenger, tutte le password ed un buon numero di telefonate, si trovino da qualche parte, a disposizione di chi voglia ficcare il naso nella nostra vita, magari per risalire a qualcun altro, per conoscere i nostri consumi o, perché no, metterci con il culo per terra. Per una volta vorrei però tentare di staccare gli occhi dalle solite teorie di cospirazione. Il fatto è che mentre da una parte la tecnologia ed i suoi sviluppi permettono di accumulare incredibili moli di materiale, dall’altra risulta sempre più complicato maneggiare, scremare ed analizzare tutti questi dati. Cioè per controllare tutti quanti è necessario il lavoro di tutti quanti, una specie di tutti contro tutti. Di contro stiamo assistendo ad una diffusione tecnologica mai vista nella storia: una rivoluzione o l’inizio del declino e del controllo totale?
Esempio.
Tsunami.Gennaio 2005.tutte le testimonianze, i filmati e le immagini che hanno documentato la tragedia, non sono il prodotto del lavoro di qualche corrispondente, ma provengono esclusivamente dai soggetti direttamente coinvolti, dai turisti che con le loro videocamere e con le loro macchine fotografiche digitali hanno immortalato l’evento, diventando inconsapevoli reporter di una terribile catastrofe. Per i veri giornalisti non c’è stato semplicemente il tempo di arrivare.
E se ci trovassimo, grazie a quest'ondata anomala di fanatici della tecnocrazia, molto, molto vicino ad una condizione di controllo reciproco? Ovvero, -so che cosa hai ordinato ieri sera a cena, so che siti frequenti, so anche quanti soldi hai in banca, so chi hai chiamato ubriaco alle 4 del mattino ma anche tu con pochi click saresti in grado di conoscere le stesse cose di me?
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Prospettiva interessante, quanto inquietante.
Io (per ora)non ho nulla da nascondere,
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3 Comments:
nascondo le infime dimensioni del mio pene, oimè.
mortecattiva
io non mi taglio le unghie dei piedi da 2 anni.
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