Amarezza.
Mi trovo in un piccolo teatrino sulla dodicesima. Meta' della gente in piedi, caldo tropicale e niente aria condizionata. Sul palco da sinistra Sergio Rubini, Gabriele Salvatores, Ferzan Ozpetek, Barbara Bobulova, Carlo Verdone, Kim Rossi Stuart e quella topolina mmm di Maya Sansa. In platea addetti ai lavori, rappresentanti del Made in Italy, stampa, gente abbronzata, gente al telefono, gente che sembra Liz Taylor ed io, sempre con la sindrome del dottor Gonzo.
Tema della serata, presentazione di una rassegna dedicata al cinema italiano, con il meglio della stagione appena passata, bello infiocchettato e pronto per l'assalto al mercato americano.
L'organizzazione ahimè e' quanto di piu' italiano ci si possa aspettare, le clip non sono clip, dalla regia posizionano il DVD al punto giusto e lo fanno partire, il microfono e' troppo alto, l'audio troppo basso ed in seguito viceversa, i sottotitoli, miodio i sottotitoli partono nella lingua sbagliata, lo schermo e' dietro agli ospiti che ogni volta sono costretti ad alzarsi e a sedersi ai bordi del palco. Se penso a quello che solo due settimane fa ho visto agli upfronts della ABC, mi viene da piangere.
Amarezza amici, profonda amarezza, non tanto per il cinema italiano, di cui senza barare posso dire di saper poco, anche se da quel poco mi par di capire che lasciamo stare.
Dicevo l'amarezza, un sapore di caramelle al rabarbaro vecchie di anni e tutte incrostate,l'amarezza e' per il tema ricorrente, l'arretratezza organizzativa, la faciloneria arrogante, l'Italia che affonda nel suo stesso ragu', il fottuto volemose 'bbene con cui non ci pago il volo per NY e non ci compero la casa per i miei figli, lo stesso per il quale quando ovunque un incapace va a casa, da noi non lo schiodi.
Se una volta eravamo sgangherati ma simpatici, ora siamo ripeto arroganti e non facciamo nemmeno piu' ridere, ne sono la prova le battute mollicce di Verdone in versione fighetto di ieri.
Dopo la presentazione dei film, le relative clip e qualche domanda, arriva il piatto forte nazionale, il M E G A - d i b a t t i t o sullo stato del cinema italiano. E qua subentra in tackle scivolato lo sport nazionale, la religione politeistica tutta nostra del Varieta' caciarone.
Finisce come una puntata qualsiasi del processo di Biscardi, cravatte allentate, fronti madide di sudore, e chiacchere a sovrastare chiacchere con il tipo (che ce n'è sempre uno porca madonna) che continua a urlare "Se mi fai parlare, se mi fai parlare.."
Amarezza.
che parola nobile.
E poi agli Upfronts della ABC c'era un buffet che nemmeno al matrimonio di mio cugino, qua nemmeno una tartina gialla al gusto rabarbaro.
"Pero' guarda che il Made in Italy zio..
No tu scherzi ma se vai a vedere i rendiconti, i fatturati.."
-Ma vai a cagare.
5 Comments:
Merda non siamo alla frutta siamo al rabarbaro!
Diopò, che amarezza!
Tuo Cynar
Ramon
Bocconi amari, ma avete sempre il futbol per rifarvi no?!
Chia
Vabon ma adesso non yenkeezzarmi tutto...jeger, non jager perchè sennò ti tocca dire anche Saint Pilgrim exaggerated orangeade!
Tuo
Bitter Ramon
Very best site. Keep working. Will return in the near future.
»
Post a Comment
<< Home